Cosa pensa davvero il tuo professore mentre ti boccia
Hanno creato marchingegni per interpretare il linguaggio di cani, gatti e delfini, vocabolari sul lemma “niente” usato dalla vostra ragazza, ma per quanto riguarda il significato nascosto dietro le frasi dei nostri professori universitari ancora vige il segreto di Stato. Per secoli e secoli gli studenti hanno tentato di capire quale sia il reale pensiero dei docenti, ma nessuno vi dirà davvero la verità. Tranne noi. Ecco quindi una lista accurata e reale delle frasi che sentirete più spesso durante il vostro percorso universitario:
Cosa pensa davvero il tuo professore mentre ti boccia
1. «La sua è stata un’esposizione brillante e non ha fatto errori di sorta, ma ha purtroppo preso aria per respirare e quindi il suo è stato un tentennamento evidente. Lo accetta un 24?».
Siete arrivati carichi all’esame, preparatissimi, avete studiato a memoria persino le voci dell’indice. Non importa, perché voi prenderete un 24 e il tizio dopo di voi, a cui il professore tirerà fuori le parole di bocca con una pinza invisibile, prenderà un 25. Quello che davvero il professore pensa: «Stamattina avrò spento lo scaldabagno? Oddio, ma questo qui ancora parla? Ma cos’è che gli avevo chiesto? Vabbè, non importa, tanto la sua faccia non mi piace, ho già deciso che voto dargli. E dovrebbe pure essermene grato».
2. «Lei è un completo imbecille, non ha capito la mia materia e non ha nemmeno studiato come avrebbe dovuto. Uno scimpanzé è più intelligente di lei. La smetta di parlare, la sua voce è fastidiosa e petulante, se dice “appunto!” un’altra volta la sbatto fuori dal mio ufficio! 29 e non si faccia più vedere».
Professori che sono da eliminare con il gas nervino. Sadici frustrati che godono nell’insultare gli altri. Ovviamente nessuno può essere più in gamba di loro. Non tollerano neppure i loro assistenti. Vanno d’accordo unicamente con i loro animali (solitamente dei cani piccoli e obesi che quando vedono dei giovani ragazzi li attaccano e li mordono alle caviglie). Perlomeno sono onesti nei voti. «Odio l’umanità. Odio questo ragazzo. Perché ha studiato? Perché ha voluto tentare di dimostrarmi che non è stupido come pensavo fosse? Mi sta sfidando? Lurida carogna, ti insulterò finché non ti ridurrò in lacrime e ti farò passare i prossimi cinque anni in analisi!»
3. «Ok». Avete scritto una mail al professore (spesso relatore) chiedendogli se preferisca ricevere l’elaborato via mail oppure a lezione? Oppure gli avete chiesto se poteva suggerirvi un libro per qualche approfondimento? O ancora, se il suo programma sia valido anche per i non frequentanti? Non importa, non lo saprete comunque. Andare a caso è l’unica via di uscita. «Ho letto le prime tre parole del messaggio e ho già capito cosa vuole il mio studente. Ovviamente ha bisogno della mia presenza per l’accrescimento del proprio sapere. Giovane allievo, ti dispenserò la mia sapienza e la mia benedizione tramite queste tecnologie diaboliche! Vai in pace, non serve ringraziarmi».
4. «Tranquilli, ragazzi, la cosa che ho appena spiegato non sarà argomento d’esame!» MAI FIDARSI. MAI. Sarà la prima domanda che vi farà appena vi siederete nel suo ufficio. «Ahahah, ci cascano ogni anno! Quanta tenerezza».
5. «Cosa significa che vi avevo detto che non l’avrei chiesto? È così che pensate di preparare i vostri esami, a pezzi? Ormai siete adulti, dovete crescere!» Appunto. «Ahahah, lo sapevo che ci sarebbero cascati! Il mio assistente mi deve 50 euro».
6. «Mi raccomando, segnate quello che dico e non fatevi distrarre dal powerpoint proiettato alle mie spalle; mi serve solo come base per il discorso, ma voi dovete seguire le mie parole». I prof amano passare ore e ore a fare powerpoint a cui, a detta loro, noi non dovremmo prestare attenzione (powerpoint, tra l’altro, molto più chiari dei discorsi mistici a cui ogni tanto si lasciano andare). Ma allora perché non possono semplicemente seguire uno schema su un normale foglio di carta? Ecco la spiegazione: «Questo esame è troppo facile. Aumentiamo la difficoltà chiedendo due ore di multitasking al giorno ai miei studenti, così si confondono e all’esame faranno un casino! Viva me!»
7. «Tranquilli, tutto quello che sto dicendo lo troverete nelle dispense che vi porterò fra qualche giorno!» Questo a inizio corso. Ovviamente le dispense arriveranno a tre giorni dall’esame e parleranno di tutt’altro rispetto ai vostri appunti. Probabilmente saranno più di quattrocento pagine con scritte lillipuziane quasi impossibili da decifrare. «Ogni volta che vedo uno studente mi ricordo dei miei compagni di classe all’università che si approfittavano della mia buona volontà e dei miei appunti senza invitarmi mai alle loro feste. La farò pagare ai loro figli!»
8. «Questo 22 le abbasserebbe la media e non me la sento di farle un torto così grande, soprattutto se è l’ultimo esame prima della laurea! No, si faccia forza, coraggio, può tornare fra tre mesi… Non pianga, dovrebbe essere felice!» Esami in cui avresti accettato anche un 18, e un 22 ti avrebbe illuminato la giornata. Ovviamente è sempre l’ultimo esame prima della laurea (e magari avevi già avvisato parenti, amici e ristorante). Niente da fare, le tue lacrime non serviranno a nulla e finirai fuoricorso. «Questi ragazzi, sempre così emotivi e privi di ambizione… Non capiscono che lo faccio per il loro bene, ma fra vent’anni mi ricorderanno con affetto e saranno pieni di gratitudine».
Articolo di Elisa Frare