I 6 drammi dello studente fuori sede – AVVENTURE DA FUORI SEDE
Primo giorno.
Suona la sveglia, apri gli occhi ed è li che realizzi effettivamente di essere solo. Nessuno che viene a svegliarti, nessuno che ti prepara il caffè, nessuno che passa l’aspirapolvere facendoti svegliare incazzato.
E così inizia l’avventura dello Studente Fuori Sede.
Che tu sia matricola o senior, che provenga dall’altra parte dell’oceano o da mezz’ora di strada, che sia solo per qualche mese o per anni, prima o poi dovrai affrontare la sfida più dura: l’indipendenza di chi vive da fuori sede.
Questo tipo di avventura non è solo alcool, notte fonda, sesso, discoteca e cazzeggio totale (quello è il fantastico mondo degli studenti in Erasmus). No! Qui si tratta di una serie di cose di cui prima non ti occupavi minimamente, ma con cui adesso dovrai fare i conti.
Eccole:
- Rifare il letto. Avete passato una vita a dire ai vostri genitori: “Perché rifai il letto, se tanto la sera lo devi nuovamente disfare?”? Bene. Adesso è arrivata la tanto amata vendetta. Capita che il letto stia li inerme, srotolato e pasticciato anche per settimane. I momenti rari in cui si trova sistemato sono due: ci sono ospiti o avete appena cambiato le lenzuola.
- Preparare i pasti. Cucinare è un’arte. La si può amare o odiare. Ci sono due tipi di persone: i “masterchef”, coloro che preparano prelibatezze anche solo con due o tre ingredienti, che ti riempiono la tavola e decorano il piatto, insomma che amano cucinare e non aspettavano altro nella vita; poi ci sono loro, i “vuoi che muoro?”, sempre pronti a mettersi alla prova, ma sono rimasti alle basi, un piatto di pasta semplice, una frittata (sfracellata), una fetta di carne. Questi ultimi spesso preferiscono mangiare fuori.
- Fare la Spesa. Qui ci vuole organizzazione maniacale. Le fasi sono spesso 5: raccattare tutti i volantini disponibili nelle vicinanze; sfogliarli con la massima attenzione; scovare tutte le offerte super convenienti e segnarle con cura; partire da casa con minimo due buste capienti; tornare a casa con la schiena a pezzi. Si fa più attenzione all’inizio delle offerte alimentari, ormai, che alle date d’esame.
- Buttare la differenziata. Per chi proviene da comuni in cui la raccolta differenziata è sconosciuta, l’impatto è drammatico. “Le multe? Davvero fanno le multe se butti la plastica nella carta? Vabbè!”. Comprare contenitori diversi, scegliere se dividere l’umido dall’indifferenziata. Dopo iniziano le crisi con il coinquilino: “Oh, secondo te questa è carta o plastica?” “Carta plastificata!” “E quindi dove la butto?!”E così ad oltranza…
- Pulire la stanza. Si possono incontrare due personalità distinte. Una persona precisa, con lavagnetta e vari turni assegnati, spasmodica fino alla morte. Oppure c’è il “perennemente in sessione”, colui che vive la casa come se avesse un esame ogni giorno: i piatti si lavano quando servono per il pasto successivo; i vestiti formano capanne a due piani; i tavoli prendono la forma del disordine mentale riguardo la materia che si sta studiando. Ai livelli massimi di sopportazione dell’igiene, solitamente, si ripulisce.
- Fare il bucato. Oh Mio Dio. Potrai essere l’ingegnere più qualificato della storia, ma sulla lavatrice non capirai mai un tubo. Leggende narrano di un tizio che la imparò ad usare e da quel giorno le madri tramandano ai figli la gradazione adatta per ogni tipo di capo e colore. Il bucato si fa così, da automa. Dopo la centrifuga, si stende. Il ferro non esiste.
E voi? Che esperienze da Fuori Sede affrontate ogni giorno?
Scritto da Roberta Andaloro
1 Comment
baaah l’indipenza dei fuorisede e’ fantastica, ti fa crescere e ti da’ completamente una marcia in piu’ nella vita. Dovrebbe essere obbligatorio essere fuori sede, e chi non sopravvive muore. Fanculo i mammoni, imparate a rifarvi il letto e crescete un po’.