I 7 errori grammaticali che fanno rabbrividire un pignolo
Chi mi conosce bene sa che sono, forse, la persona più precisa e maniacale che potreste mai avere la (s)fortuna di incontrare; questo, chiaramente, si riflette in ogni aspetto della mia vita: come rifaccio il letto, come faccio le pulizie, come metto in ordine, come prendo appunti all’università.
Inutile dire che sono anche un’incontentabile e pignola grammar nazi, e che la mia esistenza, in questo mondo di analfabeti funzionali, è davvero un’agonia.
Che faccio, glielo dico o non glielo dico? Faccio finta di non aver letto/sentito e passo oltre, o gli scasso la minchia?
Beh, ovvio che gli spacco la minchia, ci mancherebbe!
Ecco, quindi, la lista dei 7 strafalcioni, nel nostro italico idioma, che mi fa rabbrividire più di quando, sotto le coperte, il lenzuolo si sfila dall’angolo del materasso.
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7 errori grammaticali che fanno rabbrividire un pignolo
1) “C’è ne”
Quando leggo qualcuno che scrive “c’è ne”, ve lo giuro, mi viene da piangere. Mi si appanna la vista e vorrei trasferirmi su Namek e sposare un Namecciano, che magari lui sa che si scrive “ce n’è”, mortacci vostra.
2) “Glie lo”
“Glie lo” è il rivale n°1 di “c’è ne” nella lista delle cose che mi fanno venire una sincope. E la cosa paradossale è che, il posto dove leggo più frequentemente questa mutilazione dell’italiano, è il gruppo su Facebook della mia Facoltà: “Il libro glie lo chiesto ieri”, COSA? Davvero tu vorresti laurearti??
3) “Da”
Ammetto che questo è un errore un po’ più comune, nel senso che molte persone, purtroppo, proprio non lo sanno nemmeno che la terza persona singolare del verbo “dare” è “egli dà”. Sappiatelo, siete ricercati dall’Accademia della Crusca.
4) “Qual’è”
Ieri notte Manzoni mi è apparso in sogno e mi ha detto che dovete smetterla di scrivere qual è con l’apostrofo. Mesi e mesi passati a sciacquare i panni in Arno, e voi scrivete “qual’è”, ma vi rendete conto?
5) “Gli/le”
Il complemento di termine rivolto ad un essere animato, specificatamente di sesso femminile, è LE. Le ho detto, le ho fatto, le ho dato un pugno perchè scriveva “gli”.
6) “Quanto mai”
Troppo spesso sento l’espressione “quanto mai sono andato là”, e l’unica cosa che vorrei replicare è “quando mai ho deciso di parlare con te”
7) “Calligrafia”
So che ormai, per estensione, anche sul Treccani “calligrafia” ha preso il semplice significato di “scrittura”, ma “calligrafia”, in sè, significa “bella scrittura” (e la pignola che è in me vuole che io specifichi che viene dal greco kalòs “bello” + graphia “scrittura”). “Bella calligrafia” mi suona estremamente pleonastico. E’ più forte di me. Il termine “cacografia” non è stato inventato per caso, del resto.
Quali sono gli errori che vi fanno più arrabbiare? Scrivetelo nei commenti!